Inserimento all’asilo nido

Molti genitori si trovano ad interrogarsi sull’opportunità o meno di mandare il proprio piccolo all’asilo nido.

L’asilo nido è nella maggior parte dei casi un’esigenza pratica e lavorativa dei genitori, in pochi casi rappresenta una scelta educativa indipendente dalle esigenze familiari. Eppure, numerose ricerche condotte in questi anni dimostrano che mandare al nido i bambini comporta numerosi benefici.

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L’ingresso all’asilo nido rappresenta senz’altro un passaggio delicato e importante per il piccolo, ma anche per i genitori: è la prima separazione dalla mamma e dal contesto familiare, e può essere definito il primo ingresso del bambino nel mondo sociale. Si tratta della prima comunità, al di fuori degli affetti familiari, che il cucciolo d’uomo incontra.

Si tratta di un momento complesso per entrambe le parti, e deve essere gestito al meglio per trasformarsi in un momento sereno e di crescita.

Il distacco tra mamma e figlio è una tappa fisiologica nel percorso di crescita, ma ciò non toglie che si tratti di un’esperienza dura per ambedue le parti. Raramente non si assiste a proteste e pianti disperati da parte del piccolo, soprattutto nelle prime settimane di inserimento. E’ assolutamente normale che il bimbo manifesti una certa resistenza verso una situazione che non conosce. I genitori devono aver fiducia che arriverà il giorno in cui il loro bambino li saluterà felice per andare a giocare con i suoi amichetti.

Con alcune piccole accortezze che seguono (e molta pazienza) l’inserimento al nido può essere vissuto in maniera serena e positiva dalla mamma e dal piccolo:

-Nel periodo precedente l’ingresso al nido può essere utile raccontare al bambino, anche molto piccolo, che andrà all’asilo dove potrà conoscere molti bambini e delle maestre che si prenderanno cura di lui per qualche ora al giorno. Il racconto, infatti, predispone la mente del bambino ad affrontare la nuova esperienza.

-E’ importante non trasmettere ansia e timore al bimbo al momento della separazione. Infatti i nostri piccoli sono molto abili e competenti nel leggere le emozioni dei loro genitori.

Anzi, sarebbe utile in questi momenti trasmettere messaggi e pensieri positivi al piccolo “Ora la mamma ti porta in un bellissimo posto dove potrai giocare con tanti altri bambini, la mamma sa che starai bene e ti divertirai un mondo in questo asilo”.

-L’inserimento all’asilo nido dovrebbe avvenire con gradualità, proprio per far comprendere al bimbo che la mamma tornerà a riprenderlo e per farlo ambientare con nuove persone. Questa è

una fase molto delicata che non si esaurisce in un periodo di tempo ben delineato. Il genitore non dovrebbe mai avere fretta e rispettare i tempi unici di suo figlio.

-Permettere al piccolo di portare con sé un oggetto a lui familiare, a cui è molto legato. Questo oggetto per lui così “speciale” lo aiuterà a vivere con più serenità e sicurezza il nuovo ambiente.

-Rassicurare sempre il bambino che la mamma tornerà presto a prenderlo.

Se guardiamo alle ricerche condotte in questo ambito si può affermare che andare all’asilo nido garantisce molti benefici dal punto di vista degli apprendimenti, della socialità e dello sviluppo. Ad esempio, da uno studio condotto dall’Istituto Norvegese di sanità pubblica emerge che i bambini scolarizzati nei primi anni di vita sviluppano il linguaggio più rapidamente e avrebbero un comportamento meno aggressivo degli altri.

L’asilo nido dunque rappresenta uno stimolo per lo sviluppo di una socialità variegata, capace di stimolare la curiosità e le esplorazioni dei piccoli.

2 Aprile, giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo

Conoscere questo disturbo è essenziale per riconoscerlo ed intervenire in modo tempestivo

Anche quest’anno per la giornata del 2 aprile vogliamo approfondire un disturbo molto diffuso: si stima che 1 su 68 nuovi nati rientri nei disturbi dello spettro autistico.
Il 2 aprile non è chiamata “la giornata dell’autismo”, ma viene posto l’accento sulla parola “consapevolezza”, cioè alla diffusione di conoscenza su tutto ciò che è e comporta l’autismo.

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Vorremmo aiutare a promuovere la consapevolezza in alcuni genitori che vedono il proprio bambino diverso dagli altri, non sapendo che un intervento intensivo e soprattutto precoce è il miglior predittore di consistenti miglioramenti in futuro. Vediamo dunque quali sono le cosiddette “bandiere rosse”, ossia quei campanelli d’allarme che devono fare sorgere delle preoccupazioni già dai 12 mesi d’età:

– Non risponde al suo nome
– Non è capace di chiedere cosa desidera
– Il linguaggio è in ritardo
– Non segue le indicazioni che gli vengono date
– A volte sembra sordo
– A volte sembra capace di udire altre no
– Non indica e non saluta con la mano
– Prima diceva qualche parola, ora non più
– Non sorride socialmente
– Sembra preferisca giocare da solo
– Prende gli oggetti da solo
– E’ molto indipendente
– Fa le cose “precocemente”
– Attua scarso contatto con gli occhi
– Sembra in un mondo tutto suo
– Ci chiude fuori
– Non è interessato agli altri bambini
– Ha crisi di collera-aggressività
– E’ iper-attivo, non-cooperativo, provocatorio
– Non sa come usare i giocattoli
– Si blocca regolarmente sulle cose
– Cammina in punta di piedi
– Ha attaccamenti inusuali ad alcuni giocattoli o oggetti – Allinea gli oggetti
– E’ ipersensibile a certe fibre tessili o a certi suoni
– Ha strani modelli di movimento

In caso siano presenti diversi di questi segnali è essenziale rivolgersi in modo tempestivo a uno specialista che sia in grado di escludere o confermare la presenza di un disturbo dello spettro autistico.